Premesso che il welfare è un “abito su misura”, per ogni azienda occorre usare una metodica che con precisione vada a tagliare e cucire “l’abito welfare”. Il primo passo consiste nel verificare ed analizzare i bisogni dei dipendenti e ciò può essere fatto attraverso una rilevazione con questionario, ma sarebbe opportuno, oltre al questionario, un colloquio con ciascuno. Successivamente si analizzano le preferenze espresse dai dipendenti, si definiscono gli importi che costituiranno il piano di welfare , eventualmente “legandoli” a premi di risultato.
Individuati i bisogni dei dipendenti le strade per darvi attuazione sono due:
- Stipula di un accordo sindacale (comunque necessario quando si vuole realizzare anche il piano relativo ai premi di risultato);
- Stipula di un regolamento, meglio aziendale, che abbia natura “contrattuale” onde soddisfare quanto previsto dalla circolare apposta dall’Agenzia delle Entrate.
Va ricordato che, siccome si devono prevedere misure omogenee per categorie di dipendenti o per la loro totalità, le categorie devono essere individualizzabili oggettivamente.
Si ricorda che sono previste particolari agevolazioni contributive per le misure di conciliazione vita – lavoro nelle aree di intervento:
- Genitorialità;
- Flessibilità – organizzazione
a condizione che, ai sensi della circolare 163/2017 INPS, i piani siano stipulati entro il 31/08/2018.
Vedi anche https://www.associazionediss.it/welfare-unopportunita-di-incremento-del-benessere/
Luisella Dellepiane – Esperta di welfare e wlb, consulente del lavoro, politiche di HR