L’alimentazione incide fortemente sull’efficienza e la performance lavorativa.
L’assunzione di alcuni alimenti a favore di altri ha effetti sorprendenti sul rendimento del lavoratore, con conseguenze importanti anche nella gestione del rischio sul lavoro.
Il legame tra cibo – stress – mansione professionale è ormai indiscusso e la problematica sui rischi emergenti legati a sonnolenza, stress, intossicazione è di assoluta attualità.
Da “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” a “dimmi che lavoro fai e ti dirò cosa mangiare”…
In effetti esiste una corretta alimentazione per ogni professione, in quanto l’accostamento di alcuni alimenti alla tipologia di mansione svolta aiuta o meno la capacità di assimilazione, andando a incidere sul livello di attenzione; sul benessere psico-fisico in generale e, nei casi più gravi, sull’indice di sovrappeso e obesità.
Già nel 2005 una relazione dell’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO) denunciava come una scorretta alimentazione potesse provocare una perdita di produttività del 20%!
Non solo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fornisce dati in crescita su disturbi associati a fattori di rischio nutrizionali: obesità; ipertensione arteriosa; malattie neurologiche e cardiovascolari; alcune tipologie di tumori (prostata, colon, stomaco e seno); diabete e anemia. E stima che il 50% delle patologie maschili e il 25% di quelle femminili, in Europa, siano proprio legate a stili di vita non salutari, tra i quali una dieta sbilanciata.
Si può, pertanto, a tutti gli effetti parlare di Rischio Alimentazione quale derivante “dall’impossibilità di consumare un pasto equilibrato durante l’orario di lavoro per mancanza di tempo; di spazi idonei; di scelta tra una varietà sana di alimenti con il risultato di dovere fare i conti con una fiacchezza e un deficit di attenzione nel dopo pasto potenzialmente cause di infortuni sul luogo di lavoro”.
In particolare, i lavoratori in sovrappeso non solo incorrono più frequentemente in infortuni, ma, dati alla mano, sono anche maggiormente esposti al rischio di sviluppare malattie occupazionali quali patologie da vibrazioni; disturbi muscolo-scheletrici; asma; malattie da sostanze chimiche; disturbi da stress e, infine, possono compromettere la propria agilità nello svolgimento della mansione, con conseguente deficit sulla sicurezza.
Una campagna di sensibilizzazione alla sana alimentazione sul lavoro, con percorsi di informazione e formazione mirati, non solo permetterebbe all’azienda di prevenire gli infortuni e salvaguardare le performance, ma significherebbe avere un vantaggio competitivo, investendo per tempo nei cosiddetti dispositivi di protezione individuali immunitari (DPIm) che tutelano e “rinforzano” il lavoratore, favorendo un invecchiamento sano e attivo e una vera salute e sicurezza sul luogo di lavoro.
Vedi rapporto INAIL Alimentazione e lavoro (https://www.inail.it/cs/
Valentina Leoncini – Consulente in Comunicazione di Impresa e Istituzionale.